I geologi: «Sorveglieremo la Cupola con gli ultrasuoni»
Parla uno dei ricercatori dell’ateneo incaricati delle indagini dopo il crollo
Duomo controllato da anni, ma ora si useranno le tecnologie anti-frana
Intervista a Emanuele Intrieri
A cura di Sabrina Carollo
Da: Il Tirreno, 2 Giugno 2023
E ora sulla Cupola del Brunelleschi arrivano gli Avengers delle verifiche sui materiali lapidei. Il gruppo di ricerca LAM —Laboratorio materiali lapidei del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze — interverrà nei prossimi giorni per analizzare ogni singolo elemento in pietra della cupola con strumentazioni di precisione, per assicurarne lo stato di salute.
II team di professionisti — un ricercatore, due tecnici, tre dottorandi oltre a collaboratori esterni, guidati dal professor Carlo Alberto Garzonio — è stato costituito proprio per coadiuvare soprintendenze, architetti e restauratori mettendo le proprie competenze geologiche a servizio delle belle arti.
Il gruppo interverrà con strumentazioni di alta precisione per una serie di analisi più approfondite dopo il distaccamento di pezzi di pietra serena da uno degli ocelli delle vele del Duomo.
«Abbiamo fatto diversi interventi di questo tipo su numerosi edifici, da Palazzo Pitti a palazzo Medici Riccardi, solo per citarne un paio», spiega Emanuele Intrieri, ricercatore del LAM.
«Utilizziamo alcune strumentazioni che ci consentono di saggiare la qualità della roccia in maniera quantitativa, diversa dall’approccio tradizionale che è qualitativo, ovvero fatto ascoltandone il suono, verificando a occhio se si rilevano delle fratture. Che va bene come prima analisi, ma non consente di notare eventuali fratture interne. Per questo utilizziamo principalmente gli ultrasuoni o la tecnica sonica».
Due strumenti funzionano in modo analogo: vengono applicate alla pietra due sonde, una che emette ultrasuoni e l’altra che li riceve. Il tempo impiegato per attraversare la roccia ne definisce la compattezza e quindi lo stato di conservazione: se è compatta, gli ultrasuoni ci mettono pochissimo, se invece ci sono buchi — vuoti d’aria, fratture — ci vuole di più perchè nell’aria viaggiano più lentamente.
Similmente, la tecnica sonica impiega onde acustiche che vengono generate con un martellino apposito con cui si percuote leggermente la roccia generando una vibrazione; anche in questo caso viene verificato il tempo di attraversamento.
«Questi sono gli strumenti che sempre in casi di distacco», prosegue Intrieri, «sono adatti a tutti i materiali lapidei: per la Sinagoga per esempio li stiamo utilizzando su una pietra calcarea».
Ancora non è stato definito come raggiungeranno i vari punti da analizzare:
«Normalmente comunque siamo abilitati a salire su tutte le piattaforme in quota, dai ponteggi ai cestelli su braccio meccanico, ai trabattelli», aggiunge lo specialista.
Difficile da stabilire la durata del monitoraggio:
«Si tratterà di giorni. L’acquisizione dei dati è piuttosto veloce, un singolo blocco si analizza in un’ora circa o poco più. La parte più lunga è l’analisi dei dati e la valutazione dell’intervento. La parte precedente prende il tempo di una TAC».
Dopo il drammatico evento di Santa Croce, le amministrazioni locali, ma anche i privati, sono diventate molto sollecite rispetto a questo genere di problematiche e hanno coinvolto il “dream team delle pietre” nel monitoraggio di numerosi edifici su tutto il territorio di Firenze e dintorni.
E ora anche l’opera del Duomo ha chiesto un surplus di indagini al LAM.
«Le situazioni non devono essere necessariamente critiche, anzi», commenta Intrieri, «monitoraggi regolari servono proprio per intercettare per tempo eventuali problemi. Purtroppo gli elementi lapidei sono spesso soggetti ad alterazioni e intemperie, probabilmente una delle cause del distacco in Duomo. Nella maggior parte dei casi comunque hanno svariati secoli sulle spalle».
E se il rischio zero non esiste,
«è come per l’infarto: si possono fare le analisi necessarie, non fumare, mangiare correttamente ma non si può certo pretendere che il medico preveda se avverrà un infarto, né quando».
Da anni l’Università organizza controlli periodici sulla Cupola, ma dopo il crollo nella scalinata che conduce alla cima, verrà firmato col team di geologi un nuovo accordo per avviare indagini speciali. Un’attività innovativa – il LAM è un’eccellenza fiorentina unica nel suo genere – che sta diventando sempre più frequente, tanto che il team sta mettendo a punto un protocollo di monitoraggio degli edifici.
«Ancora non esiste uno standard» conclude Intrieri. «Sulla base del lavoro che abbiamo fatto finora e delle integrazioni con altre competenze stiamo cercando di stabilire una modalità con cui procedere anche in futuro nella gestione degli edifici. Abbiamo una grandissima scuola di restauratori ma l’approccio tradizionale è quello di intervenire sugli aspetti superficiali, mentre noi abbiamo competenze sulla roccia, analizzandone il comportamento da un punto di vista meccanico. Praticamente casi come questi vanno trattati come se fossero piccole frane».