LA MADONNA DEL LATTE DEL MAESTRO DELLA CAPPELLA RINUCCINI NELLA CHIESA DI SANT’AMBROGIO

RESTAURATA LA MADONNA DEL LATTE

DEL MAESTRO DELLA CAPPELLA RINUCCINI 

NELLA CHIESA DI SANT’AMBROGIO 

GRAZIE AL SOSTEGNO

DI FRIENDS OF FLORENCE

 

 

Firenze, 11 dicembre 2025 — É stato presentato questa mattina l’affresco raffigurante La Madonna del Latte con Bambino tra i santi Giovanni Battista e Bartolomeo recentemente restaurato da Cristina Napolitano sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza ABAP di Firenze, con il dono di Friends of Florence. 

Il progetto, che nel 2024 ha vinto il Premio Friends of Florence Salone dell’Arte del Restauro di Firenze, torna visibile senza ponteggi nella Chiesa di Sant’Ambrogio in città. 

 

“Siamo davvero lieti di presentare oggi l’affresco della Madonna del Latte in Sant’Ambrogio, un restauro che consente di restituire alla comunità un tassello fondamentale del Trecento fiorentino, confermando ancora una volta l’impegno della nostra Fondazione nella tutela del patrimonio storico artistico cittadino.

– Sottolinea la Presidente di Friends of Florence Simonetta Brandolini d’Adda che così continua – 

Ringraziamo il Parroco di S. Ambrogio e S. Giuseppe per la disponibilità ad accogliere il nostro progetto, la Soprintendenza ABAP di Firenze per l’Alta Sorveglianza e la restauratrice Cristina Napolitano che ha eseguito l’intervento. Siamo lieti di ringraziare anche il Dott. Claudio Paolini grande amico della nostra Fondazione e membro della giuria del Premio che ci ha accompagnati con il suo expertise anche in questo progetto.” 

 

L’opera 

L’opera raffigura la Madonna del Latte con Bambino tra i santi Giovanni Battista e San Bartolomeo. In basso è, all’interno di un riquadro, la figura di Sant’Ambrogio. 

Si tratta di una delle testimonianze ambrosiane più antiche tra quelle oggi conservate in questa chiesa già delle monache benedettine che, in particolare dal Trecento, favorirono estese lottizzazioni nell’area e di fatto determinarono l’espansione di un quartiere laborioso e prospero che nel monastero trovava il fulcro. 

L’affresco è stato originariamente ricondotto alla scuola di Giotto, poi nel tempo all’Orcagna, a Spinello Aretino, ad Agnolo Gaddi e infine al Maestro della Cappella Rinuccini, che nel 1973 Luciano Bellosi ha identificato con Matteo di Pacino, pittore di formazione orcagnesca attivo fra il 1359 e il 1374. 

 

“Anche se per l’affresco di Sant’Ambrogio si è mantenuto il riferimento al nome convenzionale di “Maestro della Cappella Rinuccini” (in ragione della titolazione del progetto vincitore del premio), l’attuale restauro, portando alla maggiore leggibilità delle figure ed evidenziando alcune particolarità nella tecnica esecutiva del maestro, ha consentito un più puntuale confronto con altre opere ricondotte a Matteo di Pacino.” –

Sottolinea il Dott. Claudio Paolini, Storico dell’arte membro della Giuria di Friends of Florence nella sua più approfondita scheda storico artistica abbinata a questo comunicato stampa che così continua

– Con il restauro dell’affresco, i Friends of Florence, non solo hanno scelto di contribuire alla conservazione di una insigne opera d’arte, ma una volta di più, hanno consentito di ricomporre un ulteriore tassello della storia della città di Firenze.”

 

“La Madonna del Latte non è una semplice immagine devozionale tardogotica, ma una vera sintesi visiva di Scrittura ed esegesi medievale: dal versetto lucano che attesta l’allattamento di Gesù alla profezia di Isaia sulla Gerusalemme madre, dall’interpretazione spirituale del Cantico dei Cantici alla lettura ecclesiale ed eucaristica del “latte spirituale”. 

Sottolinea Don Daniele Rossi Parroco di S. Ambrogio e S. Giuseppe nella sua scheda teologica di approfondimento abbinata a questo comunicato stampa 

– Una riflessione che restituisce all’opera tutta la profondità del suo messaggio: l’Incarnazione resa visibile nella concretezza del nutrimento materno.”
 

 

Lo stato di conservazione e il restauro

 

L’affresco prima del restauro (alla sinistra) e dopo il restauro (alla destra)

 

L’opera presenta una storia conservativa complessa: fu ricoperta da imbiancature, fu riscoperta nel 1839, restaurata varie volte e nel 1960 (circa) fu strappata e riportata su un pannello mobile.

Per quanto riguarda lo stato di conservazione si può ipotizzare che la pittura abbia subito in passato una pulitura con sostanze aggressive e/o corrosive, come dimostrano anche alcune aree dell’opera dove il colore risulta molto consunto se non addirittura assente.

Il materiale superficiale, estraneo all’originale è di doppia origine e natura perché sono presenti sia particellato solido incoerente mescolato a nero fumo, sia sostanze filmogene di natura sintetica (soprattutto in corrispondenza della campitura ad azzurrite del manto della Vergine), sia di natura inorganica, tipo ossalati.

L’intervento di restauro ha previsto metodologie graduali di pulitura per rimuovere i materiali superficiali estranei all’originale. Le vecchie stuccature che sporgevano sopra il livello dell’intonaco dipinto sono state in parte rimosse e successivamente è stato applicato il nuovo intonaco in tutte le aree dove erano presenti le mancanze e un’attenta integrazione pittorica con sottotono e selezione cromatica.

Il restauro ha cercato di restituire la maggiore leggibilità possibile all’opera e di esaltare la bellezza e minuziosi particolari che contraddistinguono questa pittura meravigliosa.

“È stato un privilegio lavorare su questa pittura straordinaria. Mi auguro che con il mio lavoro, l’opera sia apprezzata da tutti i visitatori in chiesa che amano l’arte e la rispettano.” – 

afferma Cristina Napolitano  la restauratrice che ha realizzato l’intervento. 

 


 

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