Una tavola di Pier Francesco Fiorentino nella Collegiata d’Empoli

Una tavola di Pier Francesco Fiorentino

nella Collegiata d’Empoli

 

da “Rassegna d’Arte”, n. I, Anno 1909

Leo Olschky Editore, Firenze

 

di Giovanni Poggi

 

 

Nella Rassegna d’Arte del Novembre 1908 il dott. Umberto Gnoli, passando in rassegna i quadri italiani di alcune gallerie francesi di provincia, accenna a una tavoletta del museo di Digione, indicata come opera della scuola di Filippino Lippi, che egli invece attribuisce a Pier Francesco fiorentino.

E soggiunge: « Ben scarse sono le notizie su questo devoto pittore di Madonne: nel quadro di S. Agostino a San Gimignano egli si firma Petrus Franciscus Presbyter Florentin. ed un solo documento, che io sappia, ci parla di lui. È il testamento di Antonio di Matteo de’ Ricci in data 27 Luglio 1474. Egli dispone che nella chiesa di S. Andrea in Empoli sia edificata una cappella in onore di S. Maria degli Angeli e S. Maria della Neve, e che si spendano nel muramento 10 fiorini d’oro larghi, e che inoltre sull’altare si faccia una tavola secondo il disegno di ser Piero Francesco pittore, e si paghi 25 fiorini. La tavola fu dipinta ed aveva nel centro la Vergine, a destra i santi Matteo e Guglielmo e a sinistra i santi Barnaba e Bastiano. Nel secolo scorso restaurandosi la chiesa, la tavola fu posta nella parete a destra del Battistero nè so se vi sia ancora ; ma certo non figura nel catalogo delle opere di Pier Francesco datoci dal Berenson. »

E in nota:

« Tolgo questa notizia da una scheda inedita di Gaetano Milanesi nella Biblioteca Comunale di Siena. Il Milanesi non dice ove sia questo testamento » (p. 186).

La tavola esiste tuttora nella piccola galleria della Collegiata di Empoli e rappresenta appunto la Vergine in trono col figlio e i santi Matteo apostolo, Guglielmo, Barbera (e non Barnaba) e Sebastiano. Fu riconosciuta come opera di Pier Francesco Fiorentino dal Cavalcaselle (Storia della Pittura in Italia, VII. p. 503), il Berenson non la comprende nell’elenco delle opere di Pier Francesco fiorentino ma la ricorda nell’ indice del suo volume (The Fiorentine Painters of the Renaissance, 1903, a pag. 145), senza specificarne il soggetto.

Ne tratta anche diffusamente O. H. Giglioli nel libro su « Empoli artistica » (Firenze 1906, pp. 74-79).

Il testamento del 27 Luglio 1474 con cui Antonio del fu Matteo de’ Ricci lasciava agli eredi la cura dell’erezione di una cappella, sotto il titolo di san Guglielmo, nella pieve di Empoli, fu rogato dal notaro empolese ser Lorenzo di ser Antonio di Pietro dei Petrucci e si trova fra le pergamene della famiglia dei Ricci nel Diplomatico del R. Archivio di Stato di Firenze. Ne riferisco quelle parti che concernono la cappella e la tavola che doveva dipingere ser Piero di Francesco :

Item amore dei reliquit et legavit disposuit et ordinavit quod in ecclesia plebis sancti Andree de Empulo comitatus Florentie hedificetur et hedificare faciant infrascripti eius heredes unam cappellam, videlicet inter cappellam sancte Marie angelorum et cappellam sancte Marie della neve, in cuius hedificatione et muramento erogentur fl. C lar. et plus et minus prout videbitur infrascripto eius heredi et domine Laudomine uxori ipsius testatoris, que cappella intituletur in sanctum Guilielmum.

Item disposuit quod ad altare dicte cappelle fiat una tabula picta eo modo et forma prout designavit ser Pierus Francisci1 pictor, in qua quidem tabula expendi et erogari voluit fl. triginta lar. ac etiam voluit iuxit et mandava quod pro hornamento dicte cappelle fiant et fieri delicata unum par paramentorum videlicet pianeta dalmatica cum camice admicto, uno paramento pro leggio, uno dossale ligneo picto ante altare et una cortina pro tegendo tabulam altaris et una crux lignea dorata super altare etc. in quibus omnibus ornamentis expendatur et erogetur ea quantitas pecunie prout videbitur infrascripto eius heredi et prefate domine Laudomine. Et predicta omnia et singula supra disposita de dicta cappella fiant et fieri debeant infra duos annos immediate sequentes a die obitus dicti testatoris, et in casus quo predicta omnia et singula infra dictos duos annos non fierent, in dicto casu privavit infrascriptuin eius heredem medietatis poderis detto il podere da Cintola, communis Empoli etc.

 

GIOVANNI POGGI

 


 

Nota

1) Parrebbe che il nome del nostro artista fosse ser Piero o Pietro di Francesco. Ma nella tavola di S. Agostino in San Gimignano si legge: Petrus Franciscuss Presbiter Florenlinus Pinxit 1494. Il Pecori nella Storia della Terra di S. Gimignano (Firenze 1853, p. 512) scrive che nelle volte delle navate e della crociera della Collegiata lavorarono nel 1474-I475 Domenico da Firenze e Pier Francesco di Bartolomeo, prete della stessa città. Non so se il Pecori abbia tratto il patronomico del nostro artista da qualche documento che egli del resto non cita : osserverò che un pittore Bartolommeo di Donato nella sua denunzia al Catasto del 1469-1470 (ASF, S. Maria Novella, Unicorno, num. verde 918 vol. 2.° C. 381) annovera fra le bocche un figlio « ser Pier Francesco prete d’anni 25 ».


 

 

 

 

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